In questa sezione vorrei condividere con te riflessioni, analisi e informazioni che ho raccolto nel tempo, lungo il cammino. Quindi tutto ciò che leggerai non ha la pretesa di essere una verità assoluta, ma solo il frutto di un'esperienza personale. 🤗
Viste le difficoltà che ho incontrato nel reperire testi validi e comprensibili anche ad un'occidentale, ho deciso di suggerire qui dei titoli per iniziare lo studio. Molti purtroppo si trovano solo in inglese perché l'Astrologia Vedica è ancora poco conosciuta da noi, ma un paio di alternativa in italiano esistono.
IN ITALIANO:
"L'Astrologia dei Veggenti" di David Frawley - Edizioni Vidyananda
"Antica Astrologia Indiana" di James Braha - Ed. Mediterranee
"Lo Zodiaco della Luna" di Paolo Bashir Ansaloni - Om Edizioni (per le Nakshatras)
IN INGLESE:
"Light on Life" di H. de Fouw e R. Svoboda - Ed. Lotus Press
"The Essentials of Vedic Astrology" di Komilla Sutton - Ed. The Wessex Astrologer
"The Art and Science Of Vedic Astrology" Vol. 1 di R. Fish e R. Kurczak - Ed. Indipendente
"The Nakshatras" di Dennis M. Harness - Ed. Lotus Press
Ovviamente ce ne sarebbero tanti altri da indicare, ma direi che per iniziare a prendere confidenza con la materia sono più che sufficienti questi.
“Non si tratta di credere; l’atteggiamento scientifico che si dovrebbe assumere nei confronti di ogni questione è quello di appurarne la verità. La legge della gravitazione ha agito ugualmente sia prima di Newton sia dopo di lui. Il cosmo sarebbe alquanto caotico se le sue leggi non potessero operare senza il benestare dell'uomo.
Oggi i ciarlatani hanno messo in cattiva luce l'antica scienza astrologica. L’astrologia è troppo vasta, sia dal punto di vista matematico sia da quello filosofico perché la si possa interpretare correttamente, fatta eccezione per coloro che sono dotati di una profonda capacità di comprensione. Che gli ignoranti non sappiano interpretare il libro dei cieli e vi scorgano solo scarabocchi anziché parole decifrabili, c'è da aspettarselo in questo mondo imperfetto. Insieme con i cosiddetti ‘saggi’ non bisogna rifiutare anche la saggezza.
Tutte le cose che fanno parte del creato sono collegate fra loro e si influenzano a vicenda. Il ritmo equilibrato dell’universo si basa sulla reciprocità”, proseguì il mio guru. “L’uomo nel suo aspetto mortale, deve contrastare due tipi di forze; da una parte, i turbamenti interiori, provocati dalla mescolanza dei cinque elementi: terra, acqua, fuoco, aria ed etere; dall'altra, le forze esterne distruttive della natura. Finché si trova a combattere con la propria natura mortale, l'uomo subisce l'influsso degli innumerevoli mutamenti del cielo e della terra.
L’astrologia studia le reazioni dell’uomo agli influssi degli astri. Le stelle non sono intenzionalmente ostili o benevole, ma emettono semplicemente radiazioni positive o negative. Queste ultime non costituiscono di per sé un beneficio o un danno per l’umanità, ma un tramite esteriore per l'azione equilibratrice della legge di causa ed effetto, a cui ogni uomo ha dato l'avvio con le azioni compiute nel passato.
Un bimbo nasce nel giorno e nell'ora in cui i raggi celesti si trovano in perfetta armonia matematica con il suo karma personale. Il suo oroscopo è uno stimolante ritratto che rivela il passato ormai immutabile di questo individuo e le probabili conseguenze future di tale passato. Ma ciò che è scritto alla nascita può essere interpretato correttamente solo da persone dotate della saggezza dell'intuizione; e ne esistono poche.
Il messaggio spavaldamente proclamato nei cieli al momento della nascita non ha lo scopo di esaltare il ruolo del fato, ovvero delle conseguenze delle azioni buone o cattive compiute nel passato; serve piuttosto a risvegliare nell'essere umano la determinazione di evadere dalla prigione cosmica. Ciò che l'uomo ha fatto può essere dall'uomo disfatto. Nessuno all'infuori di lui ha scatenato le cause di questi effetti che predominano oggi nella sua vita. L'uomo può superare ogni limitazione, in primo luogo perché l'ha creata lui stesso con le proprie azioni e poi perché possiede risorse spirituali che non subiscono le influenze degli astri.
Un superstizioso timore reverenziale nei confronti dell'astrologia rende gli uomini simili ad automi, che, come schiavi, si fanno guidare da meccanismi esterni alla loro volontà. Il saggio sconfigge gli astri - vale a dire il suo passato - offrendo la sua lealtà al Creatore, anziché alla creazione. Più si renderà conto di essere una cosa sola con lo spirito, meno si lascerà dominare dalla materia. L'anima è eternamente libera; è immortale perché non ha nascita. Non può essere governata dalle stelle.
L’uomo è un’anima e ha un corpo. Quando riconosce in che cosa consiste la sua vera identità, si lascia alle spalle ogni forma di coercizione. Finché resterà smarrito nel suo stato abituale di amnesia spirituale, dovrà subire le insidiose catene dei condizionamenti ambientali.
Un altro insegnamento fondamentale che ho ricevuto dall’Astrologia è che non può esserci “Giudizio”.
Studiando le mappe delle persone è subito evidente come ognuno di noi abbia già in partenza delle parti più armoniose e delle parti meno armoniose. Le prime diventano punti di forza, le seconde diventano “cantieri aperti” su cui lavorare.
Faccio un esempio: in una mappa potrebbe essere indicata la tendenza a mentire; chi non ha questa tendenza potrebbe facilmente far partire il giudizio perché mentire non è un atteggiamento armonioso. Quello che non si tiene in considerazione è che probabilmente questo è un punto su cui la persona dovrà lavorare tutta la vita e che gli causerà non pochi problemi. Quindi che diritto abbiamo noi di giudicarla? Se è una caratteristica che proprio non possiamo accettare perché si scontra con un nostro modo di essere e sentire, nulla ci vieta di girare i tacchi e allontanarci. Dove non sia possibile separarsi dalla persona, si può sempre esprimere il proprio disagio senza aggredire e senza aspettarsi un cambiamento per poi capire che il problema non è nostro.
Tutti noi abbiamo qualche cosa su cui lavorare, qualche spigolo da smussare, quindi sarebbe più opportuno dirigere la nostra attenzione ed energia sui nostri piuttosto che su quelli degli altri.
Una frase che mi sono sempre ripetuta è “puoi giudicare solo se tu sei perfetta” (ben sapendo che se uno è perfetto non ha più necessità di giudicare).
Una volta presa consapevolezza degli aspetti disarmonici di sé, si può decidere se tentare di armonizzarli o se ignorarli e continuare a lasciarli agire indisturbati. Anche qui non dovrebbe esserci giudizio da parte degli altri - anche se da fuori è più semplice vedere che direzione sta prendendo un determinato atteggiamento - perché fa comunque parte dell’esperienza dell’altra persona e noi non abbiamo il diritto di pensare cosa sia meglio per qualcun altro.
Lo studio dell’Astrologia, ma soprattutto leggere le mappe di diverse persone, mi ha portato negli anni alla consapevolezza che la differenza tra “Giusto o Sbagliato” non esiste.
Studiando i diversi Temi Natale si vede come ognuno di noi è nato con il suo bagaglio di esperienze da fare nella vita, facili o difficili che siano. Spesso è proprio necessario passare attraverso un’esperienza per poter comprendere parti di noi che altrimenti rimarrebbero dormienti o quantomeno delle quali rimarremmo inconsapevoli.
Di conseguenza ciò che è “giusto” per qualcuno, potrebbe non esserlo per qualcun altro e lo stesso dicasi per ciò che è “sbagliato” e questo annulla automaticamente la loro distinzione.
Diventa chiaro quanto tutto sia relativo. Quello che cambia però è il nostro modo di vivere le esperienze. Se partiamo dal presupposto che qualche cosa non sia “giusta”, facilmente la vivremo in chiusura e senza trarne l’insegnamento che vuole darci. Se partiamo invece dal presupposto che tutto ciò che accade sia “giusto”, lo affronteremo come opportunità di crescita interiore, per quanto difficoltosa possa essere. Passiamo dal subire all’agire, dall’opposizione all’accettazione.
Esempio:
in alcune mappe è evidente la presenza di rapporti difficili con i genitori (con uno dei due o entrambi). Ciò rappresenta quindi un’esperienza da vivere in questa esistenza. La persona può lamentarsi tutta la vita e puntare il dito su di loro, sentendosi la vittima dell’universo, oppure può analizzare a fondo questo rapporto per capire quali parti di sé entrano in gioco e come accettarle e modificarle.
Per esempio, se uno dei genitori ci ha sempre criticato e fatto sentire sbagliati o non degni di ricevere amore (caso molto diffuso), quello su cui si può lavorare e la fiducia in noi stessi, fino ad arrivare ad essere noi ad amarci per primi. A quel punto si vedrà il genitore come un mezzo per arrivare a questa consapevolezza e non più come un colpevole e dentro di noi si sentirà un nodo sciogliersi.
È enormemente più semplice e comodo affibbiare la colpa all’esterno, agli altri o ad un destino crudele, ma è enormemente più saggio volgere lo sguardo dentro di noi ed usare le esperienze come opportunità di crescita.
Al giorno d’oggi purtroppo alle parole non si dà più l’importanza che dovrebbero avere.
Lo si vede dai numerosissimi errori che si trovano negli scritti di qualunque tipo, dai libri, agli articoli, ai post…, dall’uso quotidiano di parolacce per rivolgersi agli amici in modo scherzoso (per es. stronzetta, bastardo… etc etc), dalle continue promesse che non vengono mantenute, come un semplice “ti chiamo settimana prossima”.
Quella che mi colpisce è la superficialità con cui usiamo le parole, la mancanza di consapevolezza che dietro ad ogni parola, dietro ad ogni suono c’è un’energia.
Mi vorrei soffermare soprattutto sul terzo punto, cioè quando si dichiara che si farà una cosa e poi non la si fa. Quando diciamo ad un’altra persona “ti chiamo domani”, “settimana prossima vengo a trovarti”, “dobbiamo proprio andare a fare una gita qui o là”... e tutti gli esempi che vi vengono in mente… ci si sta energeticamente impegnando a fare un’azione. Se questa poi non viene eseguita perché ignorata e perché non le viene data la giusta importanza, si crea un “debito” con la persona alla quale si è rivolta la promessa. Lo possiamo considerare come un pezzettino di Karma negativo che prima o poi dovremo affrontare e che ci tiene legati ad un’altra persona.
Ma davvero vogliamo tutti questi legami a causa della nostra superficialità?
Le soluzioni sono due:
Si evita di promettere cose che già sappiamo potremmo non fare.
Si cerca di mantenere fede a tutti i costi a ciò che abbiamo detto.
Altrimenti si cambia la forma di ciò che stiamo dichiarando con dei semplici “non assicuro niente”, “mi piacerebbe…”, “senza darlo per certo…” etc, questo pone l’accento più su un nostro desiderio che su una promessa.
Evitare un confronto significa vedere solo una faccia della medaglia.
Quello che la mia esperienza mi ha insegnato è che ognuno ha la propria verità, ha il proprio modo di vedere le cose e di agire e se si tenta di giudicare qualcun altro basandosi sulla propria verità, il rischio è quello di cadere in errore, di travisare atteggiamenti e pensieri.
Anche se pensiamo di essere le persone più sensibili di questa terra, questo non toglie che ciò che sentiamo poi lo sporchiamo con il nostro modo di essere.
Quante volte succede di giudicare un atteggiamento secondo il proprio metro di valutazione per poi scoprire che dietro c’era tutt’altro? Ma questo si svela solo attraverso un confronto aperto e sincero, che non parta da una chiusura, ma dal desiderio di capire qual è la verità dell’altro.
Certo che un confronto ci mette in discussione, ci potrebbe far vedere che un nostro giudizio era totalmente fuori strada, potremmo dover addirittura ammettere di esserci sbagliati e non a tutti gli “Ego” questo fa piacere. Quindi meglio rimanere nella nostra mezza verità, meglio troncare rapporti per incomprensioni piuttosto che confrontarci…
La presunzione di essere nel giusto senza un confronto a cuore aperto è a parer mio la più alta forma di ignoranza.
Al termine di un confronto sono 2 le cose che potrebbero succedere:
si comprende la verità dell’altro e i dissapori si sciolgono
si rimane della propria opinione perché la verità dell’altro è troppo distante dalla nostra, ma almeno c’è stato un chiarimento
Quindi come si può vedere …non è pericoloso… 😂
Ho appena finito di leggere il libro di Don Miguel Ruiz - “ I Quattro Accordi” - e mi piacerebbe condividere con te alcune frasi che mi hanno particolarmente colpita perché mi è capitato di trovarmi da entrambi i lati di una supposizione…
“Abbiamo la tendenza a fare supposizioni su tutto. Il problema è che poi le prendiamo per vere. Potremmo giurare sulla loro verità. Supponiamo ciò che gli altri fanno o pensano, lo prendiamo personalmente, quindi li incolpiamo e reagiamo inviando loro veleni emozionali tramite le parole. Per questo, ogni volta che supponiamo qualcosa, stiamo cercando guai. Facciamo una supposizione, capiamo male, prendiamo la cosa in modo personale e finiamo per creare un dramma completamente inutile.”
“Poiché abbiamo paura di chiedere chiarimenti, facciamo supposizioni e crediamo di avere ragione. Perciò difendiamo ciò che abbiamo supposto, cercando di dimostrare che qualcun altro si sbaglia.”
“Supporre che gli altri sappiano ciò che pensiamo e che perciò non sia necessario dirlo, è un errore che accade in ogni tipo di rapporto interpersonale.”
“Crediamo alle nostre supposizioni fino al punto di distruggere una relazione pur di difendere il nostro punto di vista.”
“Il modo per evitare di fare supposizioni è quello di fare domande. Assicuratevi che la comunicazione sia chiara. Se non capite, chiedete.”
Non sono libri di Astrologia, ma li trovo dei validi aiuti nel percorso di analisi interiore.
L'Autrice è Lise Bourbeau - Edizioni Amrita
Questi sono alcuni estratti:
“Una delle grandi leggi spirituali dell'Universo è che l'essere umano è sulla terra semplicemente per imparare dalle esperienze. Concedere a sé e agli altri di viverle senza accusare, giudicare o condannare è il mezzo più rapido per imparare.”
“Ti sentiresti più libero se fossi capace di impegnarti nel mondo materiale, rispettando nel contempo ciò che sei.”
“Nessun essere umano ha il potere di renderne un altro felice, perché la felicità viene da dentro.
È dunque impossibile essere felici, se ci si aspetta che la nostra felicità sia esaudita da un'altra persona, o da qualcosa di esterno.”
“Più cerchi fuori da te qualcosa che vada a colmare il tuo vuoto interiore, più soffri.”
“Amiamo gli altri nello stesso modo e con la stessa intensità con cui amiamo noi stessi.
Amare davvero significa dunque:
rispettare i propri spazi e quelli altrui;
concedere a se stessi e agli altri di essere umani, cioè di avere bisogni, credenze, ferite, limiti, desideri, paure, punti di forza e debolezze diverse, senza giudizi, né sensi di colpa;
indirizzare e guidare senza aspettative;
dare per il piacere di farlo, senza aspettarsi nulla in cambio;
constatare e accettare, anche se non si è d'accordo o non si riesce a capire.”
“È importante essere consapevoli che qualsiasi credenza o convinzione alimenta la paura che qualcosa di sgradevole possa prodursi se si agisce contrariamente alla propria convinzione. (...) ti suggerisco di osservare quali sono le tue paure, giacché una credenza è sempre collegata a una paura e in generale sembra sia più facile prendere coscienza della paura prima che della credenza.”
“Quando decidi di dare qualcosa, dallo senza aspettative. (...) se dai con delle aspettative, è che in fondo non vorresti farlo. Lo fai per una ragione precisa, magari per essere amato, o per paura di non esserlo, o per paura che ti giudichino egoista, etc.”
Mi piacerebbe parlare della trappola dell'Ego in cui cadono quasi tutti i ricercatori spirituali, soprattutto all'inizio del percorso.
Agli inizi di un percorso di ricerca spirituale, quando si cominciano ad avere delle risposte, a capire concetti prima sconosciuti, a sentire con più intensità è facile cascare nel tranello di sentirsi superiori, diversi o speciali.
Si comincia a fare la distinzione "noi / loro", a chiamare le persone che non seguono un percorso spirituale "le persone normali"... e questo implica che ci si sente diversi, speciali, quelli che hanno la verità in tasca...
Ed ecco che si è cascati nel tranello dell'Ego!
È l'Ego infatti che si nutre del dualismo, che ha bisogno di sentirsi superiore e che si gonfia come una mongolfiera all'idea di saperne di più.
Non esiste nessun Noi / Loro! Siamo tutti parte dello stesso gioco! La vita di uno prende una direzione spirituale perchè deve fare delle esperienze in questa dimensione, la vita di un altro prende una direzione più materiale perché deve fare esperienza in quest'altra dimensione. Ma non c'è meglio o peggio, giusto o sbagliato. Ognuno segue il proprio percorso.
Mettersi su un piedistallo è una bella manifestazione di un Ego gonfiato.
Quindi, prima di guardare cosa fanno gli altri, forse sarebbe meglio guardare cosa facciamo noi.
Questo discorso vuole essere d'aiuto a chi sta percorrendo un cammino spirituale, non essere un cazziatone. Ci siamo cascati praticamente tutti, ma esserne consapevoli fa la differenza.
Premetto che questa è la mia personale visione, cioè è il metodo che funziona per me e che mi auguro possa servire anche a te, ma sicuramente ce ne saranno mille altri validi.
Il percorso di analisi è diviso in tre fasi:
1. Consapevolezza
2. Accettazione
3. Trasformazione
1. La prima fase è forse la più lunga perché richiede molto tempo per osservarsi.
Per osservarsi c’è bisogno di un certo distacco, per questo è utile immedesimarsi in uno spettatore esterno che ci guarda senza giudizio e annota tutto ciò che vede. Le parole “senza giudizio” sono fondamentali perché se cominci a giudicarti potresti contaminare i risultati dell’osservazione per paura di ciò che vedi, potresti trovare mille giustificazioni ai tuoi comportamenti e non essere più imparziale.
- Apro una piccola parentesi per spiegare bene il significato della parola “Consapevolezza” perché più volte mi è capitato di vederla confondere con la parola “Sapere”.
“Lo so” e “ne sono consapevole” hanno due significati totalmente diversi. Il Sapere coinvolge la mente e solo la mente. Capisci il concetto e ciò che ti viene detto o che scopri in autonomia a livello di testa. Questo non è però sufficiente per poter proseguire nell’analisi. La Consapevolezza si raggiunge quando ogni cellula del tuo corpo ha compreso la lezione. Quando il concetto è sceso nel profondo e lo senti sulla tua pelle e nelle tue viscere. A quel punto, e solo a quel punto, si può procedere con l’analisi. -
Come dicevamo, per raggiungere la consapevolezza è necessario un lungo e paziente lavoro di osservazione distaccata. La scusa che sento più spesso è “ …e ma non riesco a trovare il tempo per farla” 🤔… in che senso? Non è che devi metterti seduta/o come in meditazione e usare del tempo aggiuntivo per osservarti. Ti puoi osservare nel normale svolgersi della tua giornata. Se dobbiamo diventare consapevoli di un nostro atteggiamento è ovvio che lo dobbiamo beccare in flagrante quando si manifesta e questo può succedere solamente nel normale agire quotidiano.
Può essere utile in questa fase tenere un diario sul quale annotare tutte le osservazioni, le riflessioni e qualsiasi cosa possa essere utile mettere nero su bianco.
Facciamo un esempio: ti è stato consigliato di analizzare il modo in cui ti parli perché spesso utilizzi parole poco amorevoli. Inizi allora ad osservarti e ti accorgi che in effetti quando fai un errore ti dai subito della/o stupida/o e questa è solo una delle belle paroline che ti dedichi…
Mano a mano che prosegui con l’analisi diventi sempre più abile e veloce nel riconoscere questo atteggiamento, fino ad arrivare a prevenirlo. Inoltre diventi così abile da riconoscere anche le piccole sfumature, dei sotto-pensieri che si insinuano subdolamente. A questo punto sì che puoi dire di essere consapevole di avere questa tendenza.
Questo tipo di osservazione può essere utilizzato per qualsiasi lato di te che tu voglia analizzare, è consigliabile però, viste le energie e l’attenzione che richiede, procedere con un argomento per volta, quello che ci sembra più importante analizzare al momento. Il rischio di mettere troppa carne al fuoco è quello di fare un lavoro superficiale. La fretta non è d’aiuto.
2. Una volta fatto un bel lavoro di osservazione profondo e meticoloso, si può passare alla fase due, l’Accettazione, la fase probabilmente più difficile.
La considero la più difficile perché ammettere di avere atteggiamenti poco armoniosi o di essere come non avremmo mai voluto essere, non è per niente facile.
Questa fase è difficoltosa soprattutto per l’abitudine a giudicare le cose giuste/sbagliate, bene/male, si fa/non si fa… cosa che rende ostico accettare dei lati di noi considerati negativi.
Ora qui io vorrei farti una domanda: “conosci qualcuno che è perfetto?” oppure “conosci qualcuno che non ha disarmonie (= difetti, ma non amo questo termine)?”
Dato che do per scontato che tu abbia risposto NO, la domanda che segue viene quasi da sé: “allora perché pensi che le tue disarmonie siano da nascondere (soprattutto a te stessa) o siamo inaccettabili?”
Rilassati, rasserenati, siamo tutti sulla stessa barca, abbiamo tutti qualche cosa su cui lavorare, quindi benvenuta/o nel clan…
Ti assicuro che più vai avanti su questo percorso di Analisi Interiore, più diventa semplice accettare anche le “peggio cose” che incontri.
3. Una volta che hai preso consapevolezza di un lato di te e l’hai accettato, allora si può passare alla sua trasformazione in un atteggiamento più armonioso.
Questa è la fase più attiva perché richiede principalmente di agire e non stare imbambolati a pensare.
Riprendiamo l’esempio iniziale: dopo aver scoperto e osservato il modo poco carino con cui ti parli, dopo averne comprese le cause legate probabilmente ad una mancanza di autostima, ma soprattutto dopo aver accettato di avere questo atteggiamento autodistruttivo, ora è giunto il momento di invertire le cose. Puoi farti complimenti quando raggiungi un risultato, puoi dirti parole carine per iniziare bene la giornata, puoi convertire le parole “ho sbagliato” in “ho fatto un’esperienza che mi ha permesso di capire come muovermi nel migliore dei modi la prossima volta”, etc...
Tutto questo serve per convogliare energie positive verso di te e per aiutarti nel lavoro molto più grande dell’imparare ad amarti.
Mi è capitato più volte di vedere persone che vorrebbero passare subito alla fase 3 bypassando le prime 2 (probabilmente perché sono le più dolorose e faticose)... la loro domanda tipica è: “e quindi cosa devo fare?” E quando la mia risposta li porta verso il punto 1 dell’analisi, si vede sul loro volto la delusione e la poca voglia di lavorare su di sé. Ma va bene!!! Non è obbligatorio fare questo percorso se non lo si fa con gioia e determinazione. Anche in questo caso non esiste un giusto e uno sbagliato. Però se si pensa di raggiungere dei risultati senza metterci il massimo dell’impegno… ecco questa potrebbe essere una grande illusione.
Spero che questo riassunto ti sia stato di qualche utilità, se così non fosse ti auguro di trovare l’aiuto di cui hai bisogno (se ne hai bisogno). Questo è il percorso che utilizzo io ormai da decenni, ma come ho scritto all’inizio, non è detto che si adatti a tutti.
Con Amore 🙏🏻❤️🙏🏻